ADORAZIONE EUCARISTICA

Oggi, venerdì 27 ottobre, alle ore 20.00 vivremo insieme l'Adorazione Eucaristica. Il vangelo di Matteo 22, 34-40, della prossima XXX Domenica del Tempo Ordinario, ci guiderà nella riflessione e nella preghiera. Durante l'Adorazione ci sarà il tempo per le Confessioni. 



Venite a me, voi tutti, che siete affaticati
e oppressi, e io vi ristorerò.

Cel. “O Padre, che fai ogni cosa per amore e sei la più sicura difesa degli umili e dei poveri, donaci un cuore libero da tutti gli idoli, per servire te solo e amare i fratelli secondo lo Spirito del tuo Figlio, facendo del suo comandamento nuovo l’unica legge della vita”. 

G. La domenica del comandamento “grande” va al cuore del vangelo e della fede cristiana. Il “grande e primo comandamento”, amare Dio totalmente, e il secondo che è “simile” al primo, amare il prossimo come se stessi, racchiudono tutta la rivelazione biblica. Dio è amore, così si rivela e così agisce fin dalla prima alleanza e poi soprattutto nell’evento Cristo, nella vita di Gesù di Nazaret e nel compimento della sua morte e risurrezione. Così domanda ai suoi figli, a coloro che si pongono alla sequela di Cristo, di amare lui e i fratelli. È la regola aurea, chi si pone in questa prospettiva è nella logica del Regno. La concretezza dell’amare, proprio per sfuggire al rischio di un sentimento aleatorio che sarebbe quanto di più distante dal vangelo, è attualizzata nell’attenzione ai più poveri e nella vita della comunità.

Cel. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui”.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Parola del Signore.
Pausa di Silenzio

G. Ognuna delle domande ha ricevuto da Gesù una risposta essenziale: il primo comandamento è di amare Dio, e il secondo, che gli è simile, è di amare gli uomini. Non si può, dunque, pensare che l’entrata di Dio in una coscienza provochi l’esclusione dell’uomo. Anzi, i testi più sicuri del messaggio dell’Antico Testamento e di Gesù ci portano a credere con certezza che l’incontro con Dio rinnova e perfeziona l’attenzione e la sollecitudine verso gli uomini. Amare l’uomo per amare Dio.
Dal Salmo 17: Rit. Ti amo, Signore, mia forza.

Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore. Rit.
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici. Rit.
Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato. Rit.

1L. La Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi, che la liturgia ci propone come seconda lettura in queste ultime domeniche del Tempo ordinario, è relativamente breve, ma molto suggestiva. Si apre con un sentito elogio della fede, della speranza e della carità di questa comunità, che si traduce in uno straordinario slancio missionario:
2L. «Per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne». Il capitolo 17 degli Atti degli apostoli ci offre un breve resoconto dell’evangelizzazione di questa comunità da parte di Paolo.
1L. Ci è detto che Paolo «per tre sabati discusse i giudei sulla base delle Scritture, spiegandole e sostenendo che il Cristo doveva soffrire e risorgere dai morti. E diceva: “Il Cristo è quel Gesù che io vi annuncio”» .
2L. Questo primo passaggio è particolarmente significativo, perché, come di consueto, Paolo evangelizza predicando prima di tutto ai giudei, a partire dalla parola di Dio. La sua predicazione consiste nello spiegare come Gesù Cristo sia la chiave di lettura della Scrittura.
1L. Ci è detto allora che «alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un grande numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà».
2L. Questa evangelizzazione, però, risveglia anche una violenta e improvvisa opposizione. Paolo è costretto a fuggire dopo aver appena cominciato l’evangelizzazione di questa comunità, senza aver potuto approfondirla.
1L. Non è sorprendente allora constatare, nella Prima lettera ai Tessalonicesi, che Paolo è molto preoccupato riguardo alla sorte di questa comunità. Teme che essa sia ancora troppo fragile per poter sussistere da sola dopo la sua partenza.
2L. Invia allora alcuni dei suoi collaboratori a verificare la situazione di questa Chiesa e sorprendentemente scopre che essa non solo non è scomparsa, ma che addirittura è diventata a sua volta evangelizzatrice e che la fede, la speranza e la carità regnano in essa.
1L. Quale fu, ci si chiede allora, il segreto di questa comunità? Cosa le permise così rapidamente di sviluppare una fede, una speranza e una carità tali da poter resistere a tutte le persecuzioni e da potere autonomamente, anche senza l’aiuto di Paolo o di altri ministri, vivere una vita cristiana così solida?
2L. Tale segreto è svelato in questa Prima lettera ai Tessalonicesi al capitolo 2, quando Paolo afferma: «Noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti».
1L. Ecco svelato il segreto! Ecco spiegata la fecondità di questa comunità, malgrado la precarietà estrema nella quale si era ritrovata immediatamente dopo la sua prima evangelizzazione. La risposta è nella serietà con la quale hanno accolto la parola di Dio come essa è veramente, cioè come Parola che agisce nel cuore dei credenti.
2L. La parola di Dio agisce, «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto», dice la Lettera agli Ebrei.
1L. Leggere la parola di Dio ci mette in contatto con una realtà viva, che opera, che cambia il cuore, che alimenta la fede, la speranza, la carità. Isaia così ne spiega la fecondità:
2L. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
1L. Il Signore ci manda la sua parola e ci chiede di esporci ad essa, di lasciarci mettere a nudo da essa.
2L. È vero che la Parola giudica i sentimenti del nostro cuore e mette in luce tutte le nostre contraddizioni, ma lo può fare perché porta con sé la certezza della misericordia di Dio, del suo amore per noi.
1L. In questa Parola ci è elargito il senso del disegno di salvezza di Dio su di noi, è rinnovata la nostra consolazione, rafforzata la nostra fede.
2L. La Parola risveglia la carità nei nostri cuori, nutre la speranza anche nel mezzo dell’oscurità del momento presente, ci assicura che Dio mai ti abbandona.
1L. Il segreto per accedere alla stessa fecondità della comunità di Tessalonica dipende dunque dalla qualità della nostra relazione con la parola di Dio.
2L. Basta aprire anche solo per pochi minuti il vangelo, cercare una o due frasi che ci parlino in modo particolare e, come si dice di Maria nel vangelo, serbarle nel nostro cuore. Constateremo meravigliati che queste parole agiranno nel nostro cuore, lo feconderanno, faranno germinare in esso la pace.
Tutti
Hai aperto i nostri cuori alla libertà, Signore Gesù,
hai guarito le nostre ferite,
ci hai accolti così come siamo,
con il nostro carico di sbagli.
Ci hai offerto la tua parola,
ci hai invitato a riconoscere
che l’amore vero, sincero, non sacrifica né te né i fratelli
e sa ritrovare armonie sempre nuove, insospettate.
Abbiamo spezzato insieme il pane della parola d’amore
e il pane del tuo Corpo, o Cristo:
non abbandonarci soli lungo le impervie strade della vita.
Fa’ che sappiamo riconoscerti
e dirti il nostro grazie. Sempre.

Canto
Pausa di Silenzio
1L. Non solo il Vangelo, ma l’intera Bibbia come testimonia il brano dell’Esodo non ha mai cessato di ricordare che la gloria di Dio si costruisce con il servizio all’uomo.
2L. La vita interiore e il raccoglimento sono un valore essenziale e irrinunciabile; nella Bibbia il raccoglimento non è un parlare con se stessi, e neppure un parlare con Dio soltanto: è l’incontro con un Dio che è interessato agli uomini.
1L. Collocato in questa prospettiva, il passo dell’Esodo assume tutta la sua profondità: non un semplice elenco moralistico di precetti, ma il tentativo di incarnare nel tessuto dei rapporti sociali un’originalissima visione religiosa, quella appunto di considerare l’amore per Dio e l’amore per l’uomo come strettamente congiunti, l’uno il riflesso dell’altro.
2L. Sorprende in questo passo la concretezza dei suggerimenti, indicazioni precise, possibili, quotidiane e importanti: non trattar male gli immigrati, non approfittare di vedove e orfani indifesi, non comportarsi da usurai nei confronti dei poveri. L’attenzione si concentra sugli emarginati: immigrati, orfani e vedove, indigenti; tutte categorie di persone emarginate dalla società.
1L. L’amore del prossimo deve estendersi a ogni uomo ma la parola di Dio si preoccupa anzitutto dei più deboli.
2L. Tutto questo si illumina ulteriormente se accanto al passo dell’Esodo accostiamo il breve episodio evangelico, dove uno scriba chiede a Gesù, per metterlo alla prova, quale fosse il comandamento da porre in testa all’elenco.
1L. Gesù cita dapprima un passo del libro Deuteronomio: «Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze», e poi di seguito un testo del Levitico: «Non vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso».
2L. I due testi dell’Antico Testamento erano al centro della spiritualità di Israele, soprattutto il primo, che veniva recitato mattina e sera, ricamato sulle maniche delle vesti, scritto sugli stipiti delle porte.
1L. Pur riprendendo nella sua risposta testi noti e preesistenti, Gesù si mostra, nei confronti delle opinioni correnti, nuovo e originale. Per lui il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo non è semplicemente il «primo» comandamento e neppure soltanto il comandamento più importante: è il «centro» da cui tutto deriva, e che tutto informa e permea.
2L. Ogni altra legge, se vuole presentarsi come volontà divina, deve essere espressione di questo duplice amore.
1L. Gesù prende così le distanze dal legalismo. Gli scribi avevano la tendenza a frantumare la volontà di Dio in una casistica e a disperderla in una miriade di precetti, che ne rendevano intollerabile l’osservanza e la privavano del suo centro.
2L. Gesù, si sforza di recuperare il centro della volontà di Dio, cioè il primato dell’amore: tutto deve essere letto alla luce di questo centro e tutto deve essere valutato in base a esso. È questa la prima originalità di Gesù, la riduzione dei precetti a un centro semplice e chiaro e, nel contempo, ricco di movimento.
1L. In secondo luogo, Gesù universalizza il concetto di prossimo. Nell’ebraismo, specialmente al tempo di Gesù, il prossimo era il correligionario, tutt’al più il simpatizzante, non certo lo straniero e il pagano. Per Gesù invece il prossimo è chiunque, anche lo straniero, anche lo sconosciuto.
2L. Prossimo è chiunque viene amato da Dio, cioè tutti. La novità di Gesù consiste, soprattutto, nell’aver congiunto i due comandamenti. E sulla capacità di tenerli uniti che si misura la vera fede.
1L. Gesù ha detto di amare il prossimo come se stessi, e il Vangelo impegna per la liberazione dell’uomo. Tuttavia nella generosa lotta per l’uomo può nascondersi, bisogna ammetterlo, una dimenticanza del primato di Dio, che invece deve essere amato con tutta l’anima e deve occupare il primo posto nel nostro cuore.
2L. La fede impone un compito di liberazione per appartenere a Dio, non a se stessi o ai propri progetti. Gesù sulla croce, prima ancora che per l’uomo, è morto in obbedienza al Padre.
1L. E l’uomo è fatto per Dio, ecco ciò che non va dimenticato, neppure messo in secondo piano, neppure dichiarato sottovoce, ma dichiarato sempre, dovunque e apertamente, sui tetti.
2L. Il sospetto che l’impegno per l’uomo metta in ombra il primato di Dio, introducendo quindi un’indebita separazione fra i due comandamenti, sorge là dove la preghiera è diventata secondaria, la conversione personale trascurata, l’annuncio di Dio un fatto continuamente differito.
1L. Ecco allora l’altra posizione: partire da Dio e parlare sempre di Dio. Ma quale Dio? Anche qui l’equivoco è possibile, e può essere assai grave.
2L. Non si dimentichi che tutto il Vangelo è un rimprovero ai credenti: i farisei erano credenti, puntigliosi difensori del primato di Dio, e proprio per questo hanno rifiutato Gesù, in nome dell’ortodossia e della gloria di Dio.
1L. Ciò significa che parlare di Dio, sempre di Dio e attirare l’attenzione su di lui non è ancora necessariamente religione, fede, fedeltà a Dio. Può nascondere altro, e la storia conferma che la strumentalizzazione di Dio è assai facile.
2L. Gesù ha attirato l’attenzione su Dio, ma su un Dio che si proclama padrone del sabato e che afferma che il sabato e per l'uomo. Dio è per l’uomo, ma ha il sospetto che questa affermazione sia trascurata da molte persone che pure parlano di Dio.
1L. Questo sospetto sorge la dove la fede in Dio permette il silenzio, il disimpegno, 1’accettazione delle disuguaglianze, la collaborazione con persone e brutture che pongono altri valori al di sopra dell’uomo. Costoro proclamano, forse, che 1’uomo e per Dio, ma non che Dio è per l’uomo.
2L. Eppure la «novità» cristiana sta nel mantenere unite le due affermazioni: tutti hanno sempre detto che l’uomo è per Dio ma solo in Gesù è apparso che Dio è per 1’uomo, solo in lui è apparso un Dio che muore per noi.
Tutti
Non sono degno, Signore,
che tu entri nella mia casa.
Vedi bene che c'è del disordine.
Non è pronta ad accoglierti.
Avrei voluto per te un ambiente più ospitale
e prepararti qualcosa di gustoso, per trattenerti.
Sono impreparato e perciò ti confesso:
non son degno che tu entri!
Mi piacerebbe tanto che, come facesti una volta
con Zaccheo, tu dicessi anche a me:
«oggi devo fermarmi a casa tua».
Non ardisco sperarlo, non oso domandarlo.
Vedi, Signore: la porta è aperta,
ma la casa non è pronta!
Almeno così a me pare. E a te?
Rimaniamo, ad ogni modo,
a parlare un po' sull'uscio.
È bello ugualmente. Ho delle cose da dirti.
Ho, soprattutto, bisogno di ascoltare
tante cose da te.
Quante vorrei udirne dalla tua bocca!
Ne ha bisogno il mio cuore ferito.
Parla, allora, Signore. Ti ascolto.
La tua Parola è vita per me. Vita eterna. Amen.
( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)
Pausa di Silenzio
Canto:
Meditazione
Preghiere spontanee
Padre Nostro

G. Non ho difficoltà, Signore, a voler bene ai miei familiari, agli amici, ai parenti e alla gente della mia terra. Ma ne ho tanta - e mi vergogno a dirtelo – con la gente che ha la pelle diversa dalla mia, da quelli che non la pensano come me. Eppure, se ci penso bene, anch’io sono straniero e nelle mie vene chi sa che razza di sangue scorre. Se penso che nei secoli passati, quella che chiamo mia terra, è stata invasa e occupata da eserciti imperiali e stranieri, da barbari di ogni provenienza, il mio sangue si è mescolato tanto che posso geneticamente dirmi figlio di tutto il mondo, straniero anch’io fra tanti stranieri. Hai ragione, Signore, ad invitarmi ad amare anche il forestiero e ad aiutarlo quanto posso perché forse io e lui discendiamo dai medesimi antenati e perciò siamo figli di un medesimo Amore, tanto da sentire nel cuore il desiderio di tornare in cielo, l’unica patria dalla quale tutti siamo stati plasmati.

Tutti
Preghiera per le vocazioni sacerdotali
Obbedienti alla tua Parola, ti chiediamo, Signore:
“manda operai nella messe”.
Nella nostra preghiera, però,
riconosci pure l’espressione di un grande bisogno:
mentre diminuiscono i ministri del Vangelo,
aumentano gli spazi dov’è urgente il loro lavoro.
Dona, perciò, ai nostri giovani, Signore,
un animo docile e coraggioso perché accolgano i tuoi inviti.
Parla col Tuo al loro cuore e chiamali per nome.
Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti;
soltanto legati a un amore unico, casto e fedele.
Siano apostoli appassionati del tuo Regno,
ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito.
Un’altra cosa chiediamo, Signore:
assieme ai “chiamati”non ci manchino i “chiamanti”;
coloro, cioè, che, in tuo nome,
invitano, consigliano, accompagnano e guidano.
Siano le nostre parrocchie segni accoglienti
della vocazionalità della vita e spazi pedagogici della fede.
Per i nostri seminaristi chiediamo perseveranza nella scelta:
crescano di giorno in giorno in santità e sapienza.
Quelli, poi, che già vivono la tua chiamata
- il nostro Vescovo e i nostri Sacerdoti -,
confortali nel lavoro apostolico, proteggili nelle ansie,
custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà.
All’intercessione della tua Santa Madre,
affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.
Nascano, Signore, dalle nostre invocazioni
le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.
( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)
Canto: Tantum Ergo
Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui
Praestet fides supplementum
Sensuum defectui.
Genitori Genitoque
Laus et jubilatio
Salus, honor, virtus quoque
Sit et benedictio.
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio.

V Hai dato loro il pane disceso dal cielo.
R Che porta con sé ogni dolcezza.

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.
Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione Eucaristica. 
Al termine:
Dio sia benedetto.
Benedetto il Suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

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